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Partita Iva, gioie e dolori del primo passo…

Il primo passo della nostra carriera di imprenditore

“Ma devo aprire la Partita Iva?” Credo che questa sia la domanda che più di frequente si pone chi decide di fare il grande passo e mettersi in proprio!

Il sogno di una vita professionale autonoma e aperta alle proprie aspirazioni e ai propri ritmi diventa sempre più realizzabile. La globalizzazione del commercio e della comunicazione offrono scenari sempre più ricchi di opportunità per chi abbia voglia di mettersi in gioco e di investire nelle proprie competenze.

Come sappiamo l’attività di export offre un ampio ventaglio di scelte professionali: esportatore, consulente, intermediario e altre che avremo occasione di prendere in esame. Tutte attività che sono diverse tra loro ma che ci pongono sempre di fronte alla stessa domanda: come iniziare? Quanto è necessario investire? E immancabilmente la questione fatale: devo aprire la partita Iva?

Il primo passo è sempre il più lungo da compiere e spesso è anche il più tormentato. Vediamo di renderlo un po’ più agevole…

Per prima cosa mi preme fare una precisazione importante: 

Da alcuni anni sta circolando l’idea che non sia necessario aprire una partita IVA se il fatturato annuo non supera l’importo di €. 5.000.

NON È COSÌ

 

Per essere chiari, la questione è in questi termini:

Indipendentemente dall’importo del fatturato, è obbligatorio aprire una posizione IVA quando l’attività è caratterizzata da abitualità e continuità, svolta con regolarità, stabilità e sistematicità.

 

IN PRATICA

  • L’attività commerciale potrebbe non avere carattere di abitualità fin dal suo inizio. L’abitualità e la continuità sono caratteristiche che possono sorgere dopo una prestazione di prova, necessaria a testare il mercato e a valutarne la risposta. Da molti questo è visto come una possibilità che l’operatore ha di avviare un’attività senza aprire una posizione IVA, rilasciando soltanto una ricevuta valida fiscalmente. Successivamente, l’imprenditore che, dopo tale prova, decide di dedicarsi sistematicamente alla sua attività commerciale sarà obbligato a soddisfare quanto imposto dalla normativa fiscale.
  • La normativa in campo fiscale è piena di insidie e soggetta a continue variazioni per cui è assolutamente necessario rivolgersi al proprio commercialista prima di prendere qualunque decisione in questa delicata materia. Potremmo essere beneficiari di agevolazioni di vario tipo o facilitazioni burocratiche significative anche per questo l’assistenza di un professionista in materia fiscale è sempre indispensabile.

Ma allora com’è nata la leggenda del limite dei 5000 euro? Probabilmente perché è comodo avere un parametro certo di riferimento piuttosto che una valutazione che rischia di essere soggettiva. E poi il motivo potrebbe essere anche un altro: si fa confusione con una norma del passato (non più in vigore) che stabiliva il limite di 5000 euro percepiti e 30 ore lavorate in un anno per stabilire il limite entro il quale una prestazione poteva essere considerata occasionale. Ora questa norma non c’è più e 

l’obbligatorietà dell’apertura della partita Iva nasce quando effettuiamo un’attività con ripetitività, regolarità, stabilità e sistematicità, indipendentemente dalla quantità di reddito che tale attività genera.

 

ATTENZIONE

Qualunque attività di promozione della propria attività, ci qualifica come prestatori d’opera abituali.

 

Esporci sui Social, su un blog o anche semplicemente distribuire i nostri bigliettini da visita, diventano tutte attività incompatibili con la qualifica di prestatore d’opera occasionale. 

 

IN CONCLUSIONE

Se abbiamo deciso di intraprendere seriamente un’attività in forma autonoma e indipendente, non ci resta che aprire una posizione Iva e concentrarci sul nostro progetto. Molto probabilmente non ci pentiremo e ci dispiacerà soltanto di avere perso del tempo prezioso immobilizzati dall’indecisione.

 

APPROFONDIMENTO E PUNTI DI ATTENZIONE

  • Esercitare un’attività in modo abituale e continuativo impone l’obbligo di aprire una partita IVA.
  • L’attività abituale è quella che si ripete nel tempo costantemente e che richiede un impegno intellettuale o materiale per essere svolta. La pubblicità su riviste o online, come pure l’iscrizione a siti Web con lo scopo di trovare incarichi professionali.
  • È opinione diffusa, quanto erronea, che sia possibile evitare l’apertura della partita IVA semplicemente rilasciando ricevute per prestazione occasionale. La disciplina della prestazione occasionale, regolata dall’art. 2222 c.c. e da circolari di chiarimento dell’INPS, riguarda soltanto le attività autonome che sono soltanto saltuarie ed episodiche. La prestazione occasionale può essere utilizzata solo per attività che non sono abituali e neppure organizzate per diventarlo. 
  • L’apertura di una partita IVA può effettuarsi online o direttamente in una delle sedi dell’Agenzia delle Entrate ed ha un costo pari a zero.
  • I titolari di partita IVA (non iscritti ad Albi professionali) devono aprire una propria posizione previdenziale all’INPS per il pagamento dei contributi e all’INAIL per l’assicurazione obbligatoria. 
  • La vendita di beni su un sito Web, svolta in modo continuativo, si configura come attività commerciale con relativo obbligo di apertura di partita IVA. Per un’attività imprenditoriale di tipo commerciale l’apertura della partita IVA è obbligatoria fin da subito in quanto l’organizzazione dei mezzi e la continuità di esposizione è analogo a quella di un negozio fisico.
  • È possibile aprire partita IVA anche se si sta svolgendo un’attività di lavoro dipendente. Ci sono, però, limitazioni per i dipendenti pubblici. 
  • Il regime forfettario dà diritto a una riduzione del 35% dei contributi previdenziali obbligatori. 
  • E consentito aprire una Partita Iva anche ai dipendenti del settore privato.  Attenzione al rispetto del Patto di non concorrenza che impone di svolgere una seconda attività purché non in concorrenza con quella svolta dal proprio datore di lavoro.

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